
Domenica delle Palme, ore 13. A Sumy, città ucraina a pochi chilometri dalla frontiera russa, le famiglie erano appena uscite dalle chiese dopo aver assistito alla messa. Alcuni bambini portavano i rami d’ulivo intrecciati con nastri colorati, altri stringevano i dolci tradizionali confezionati dalle nonne. Un autobus pubblico stava percorrendo la via centrale: a bordo c’erano perlopiù studenti e anziani. Poi, il boato. Due missili balistici Iskander-M colpiscono in pieno il cuore della città. In un attimo tutto cambia: le facciate dei palazzi si sbriciolano, l’autobus esplode, le lamiere diventano nient’altro che una palla di fuoco. Il bilancio è drammatico: trentadue morti. Due bambini. Novantanove feriti. Alcuni hanno perso braccia, gambe. Altri, semplicemente tutto. Una madre è stata trovata con il corpo a scudo su quello del figlio. Il bambino si è salvato, lei no. Una drammatica scena che nessun cessate il fuoco infranto potrà mai giustificare.
«È fondamentale che il mondo non rimanga in silenzio o indifferente. Gli attacchi russi non meritano altro che una condanna. È necessario esercitare pressioni sulla Russia affinché ponga fine alla guerra e garantisca la sicurezza alla popolazione. Senza una pressione veramente forte, senza un sostegno sufficiente all’Ucraina, la Russia continuerà a trascinare questa guerra», ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ora chiede risposte reali, non solo tweet indignati. L’Europa ha condannato con fermezza il drammatico attacco. Le parole più forti però sono arrivate da Keith Kellogg, inviato speciale di Donald Trump per il conflitto tra Russia e Ucraina: «L’attacco delle forze russe su target civili a Sumy ha superato i limiti della decenza. Colpire dei civili nel giorno della Domenica delle Palme è un atto che l’umanità non può accettare in silenzio». Una dichiarazione che segna una svolta, considerando che il presidente Usa e la sua amministrazione avevano finora riservato gran parte delle loro critiche a Zelensky. Ora, per la prima volta, è Mosca ad essere apertamente accusata di crudeltà, violenza inaudita e barbarie.
L’Europa, lo dicevamo, si è mostrata compatta: «Un attacco incivile, reso ancora più vile dal fatto che la gente si è riunita pacificamente per celebrare la Domenica delle Palme. Questa ultima escalation è un triste promemoria: La Russia è stata e rimane l’aggressore, in palese violazione del diritto internazionale. Sono urgentemente necessarie misure energiche per far rispettare il cessate il fuoco», ha scritto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. «L’Europa continuerà a contattare i partner e a esercitare una forte pressione sulla Russia fino alla fine dello spargimento di sangue e al raggiungimento di una pace giusta e duratura, alle condizioni imposte dall’Ucraina. Le vittime dell’attacco di oggi, le loro famiglie e tutti gli ucraini sono nei nostri cuori. Oggi e ogni giorno. L’Europa è al fianco dell’Ucraina e del Presidente Zelensky», ha aggiunto sempre von der Leyen. Dalla Francia, Macron ha parlato di «un crimine che offende l’Europa».
La Polonia ha riaperto le frontiere a nuovi profughi in arrivo dal nord-est ucraino. Poco fa le parole della premier italiana Giorgia Meloni, che ha scritto di condannare «con fermezza queste violenze inaccettabili che contraddicono ogni reale impegno di pace». Il primo ministro britannico Keir Starmer ha scritto su «X»: «Sono sconvolto dagli orribili attacchi della Russia contro i civili a Sumy e il mio pensiero va alle vittime e ai loro cari in questo tragico momento. Il presidente Zelensky ha dimostrato il suo impegno per la pace. Putin deve ora accettare un cessate il fuoco completo e immediato senza condizioni».
Il bombardamento arriva mentre a Mosca si cercava un accordo: Putin ha incontrato l’inviato americano Steve Witkoff. La proposta russa? Una tregua limitata, solo sulle infrastrutture energetiche. Zelensky chiedeva di più. La risposta, brutale, del Cremlino è arrivata a Sumy. E ora, tra le macerie, resta solo una domanda: quante volte ancora dovrà morire la normalità, prima che il mondo decida di difenderla davvero?
L'articolo Sumy, Domenica delle Palme di sangue: gli Usa per la prima volta contro il Cremlino proviene da The Social Post.