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Israele avvia l’evacuazione di Rafah. Oviettivo: muovere oltre 100mila persone

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Israele ha avviato un’operazione di evacuazione a Rafah, coinvolgendo oltre 100mila persone attraverso volantini, sms e telefonate in arabo. L’obiettivo dichiarato è preparare il terreno per un’imminente offensiva militare. Il Primo Ministro israeliano, Netanyahu, ha espresso la volontà di procedere con l’attacco, indipendentemente dallo stato delle negoziazioni di pace, che attualmente stanno subendo un’interruzione.

Le tensioni sono aumentate dopo l’interruzione dei negoziati al Cairo, con il ritorno previsto delle delegazioni palestinesi in Egitto per tentare di risolvere i punti in sospeso. Nel frattempo, l’esercito israeliano ha avvertito che agirà con “forza estrema” nelle aree evacuate di Rafah, aumentando così le preoccupazioni per la sicurezza dei civili.

La radio militare ha trasmetto messaggi urgenti di evacuazione, suggerendo ai residenti di spostarsi in zone sicure come al-Mawasi e Khan Yunis. Questo amplia le preoccupazioni riguardo alle conseguenze umanitarie di tali operazioni, con l’IDF che dichiara di voler continuare la sua missione contro Hamas, compreso il tentativo di liberare gli ostaggi.

Gli Stati Uniti, attraverso il Segretario alla Difesa Lloyd Austin, hanno esortato Israele a proteggere i civili e a coordinarsi per l’invio di aiuti umanitari. Nonostante ciò, hanno ribadito il loro supporto all’operazione, purché sia condotta rispettando i protocolli umanitari.

In questa fase di crescente instabilità, il dibattito internazionale si concentra sulla proporzionalità delle risposte militari e sulla necessità di proteggere i civili in un contesto già gravemente compromesso dalla prolungata instabilità e conflittualità.

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