
Con l’arrivo della Pasqua, l’Italia saluta il ritorno dell’ora legale, un appuntamento annuale che segna l’inizio di un periodo pensato per ottimizzare l’utilizzo della luce solare. Nella notte tra sabato 30 e domenica 31 marzo 2024, gli italiani dovranno spostare le lancette degli orologi un’ora avanti, passando dalle 2:00 alle 3:00, conformemente alle direttive europee e alla convenzione adottata per massimizzare l’esposizione alla luce diurna durante i mesi estivi.
La pratica dell’ora legale, che vede alternarsi sette mesi di ora solare, inizia l’ultima domenica di marzo e si conclude l’ultima domenica di ottobre. Questo cambiamento, sincronizzato in tutti i Paesi dell’Unione Europea, si traduce in un’ora di sonno in meno per quel weekend, ma regala in cambio un’ora di luce solare aggiuntiva nel tardo pomeriggio, promuovendo così un significativo risparmio energetico.
La storia dell’ora legale in Italia affonda le sue radici nel 1966, quando fu reintrodotta dopo una sospensione ventennale che andava dal 1920 al 1940. Questa misura era stata originariamente adottata nel 1916 come risposta a una necessità di emergenza bellica, mirando a ridurre i consumi energetici legati all’illuminazione artificiale. Nonostante l’efficacia in termini di risparmio energetico, la questione dell’alternanza tra ora legale e ora solare rimane un tema dibattuto, specialmente nei Paesi nordici. Questi ultimi hanno sollevato preoccupazioni riguardo agli effetti negativi che il cambio di orario potrebbe avere sul benessere psicofisico delle persone.
Negli anni, si è intensificato il dibattito sull’opportunità di mantenere questa pratica, con molte voci che chiedono all’Unione Europea di abbandonare l’ora solare. Nonostante le discussioni in corso, e l’assenza di una decisione definitiva, l’Italia e gli altri stati membri continuano a seguire il rituale di spostare le lancette, mantenendo in vita una tradizione che alterna i ritmi della vita quotidiana in funzione delle stagioni.
L'articolo Ora legale, quando arriva e a cosa serve. Ipotesi abolizione proviene da The Social Post.